sabato, giugno 2

Grindhouse A Prova di Morte Recensione film Quentin Tarantino Death Proof


Recensione del Film Grindhouse - A Prova di Morte di Quentin Tarantino con Kurt Russell, Sydney Tamiia Poitier, Rose McGowan, Jordan Ladd, Zoë Bell, Quentin Tarantino, Rosario Dawson, Michael Parks, Vanessa Ferlito, Tracie Thoms, Mary Elizabeth Winstead, Marley Shelton, Omar Doom e Eli Roth

Dopo il clamoroso fallimento al botteghino americano, Grindhouse di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez viene diviso per l'Europa in Death Proof - A Prova di Morte di Quentin Tarantino e Planet Terror - Il Pianeta del Terrore di Robert Rodriguez.
Tarantino si riappropria quindi della sua unicità offrendosi come tutti lo desiderano, ossia con lavori firmati in maniera esclusiva.

Quentin Tarantino con Grindhouse - A Prova di Morte è alla sua quinta regia, una prova non facile per il geniale artista di Knoxville, Tennessee, capace di coniare involontariamente il genere "tarantiniano" con Le Iene (1992), Pulp Fiction (1994), Jackie Brown (1997) e Kill Bill (2003), quattro importanti film dei quali almeno due, due e mezzo sono veri capolavori, con buona pace dei detrattori dell'ispirato regista.

Egli definisce così il suo Grindhouse - A Prova di Morte: "Il film combina il genere splatter e inseguimenti al cardiopalma, il che costituisce un ottimo materiale di partenza.
I due elementi sono talmente fusi tra loro che ad un certo punto il film cambia totalmente di genere anche se non saprei dire esattamente in quale momento questo succeda, ma comunque da un certo momento in poi lo spettatore si renderà conto che sta guardando un qualcosa di totalmente diverso da tutto quello che lo ha preceduto.
Il tono cambia totalmente e si passa ad un altro film. Lo spettatore sarà talmente preso dai personaggi che non se ne accorgerà, ma nella parte finale si vedrà un film completamente diverso".



Con queste dichiarazioni dimostra di essere perfettamente consapevole della sua scelta autoriale, gliene si deve dare atto: Tarantino, raggiunta la metà circa della storia, abbandona il suo crescendo tarantiniano per dedicarsi ad altro, cade rovinosamente, ma in maniera assolutamente consapevole.

L'incipit di Grindhouse - A Prova di Morte è subito notevole, fin dai titoli di coda, la sceneggiatura parte quindi offrendoci lunghi e solidi dialoghi coinvolgenti, i personaggi di Jungle Julia (Sydney Tamiia Poitier), Arlene (Vanessa Ferlito) e Shanna (Jordan Ladd) appaiono fortemente caratterizzati e realistici, specialmente l'inaspettata svolta romantica di Jungle Julia e l'inquietudine di Arlene rendono la pellicola ancor più viva.


La tensione cresce con la prima apparizione di Stuntman Mike (Kurt Russell) e del suo potente bolide Death Proof - A Prova di Morte, ma sono le riprese delle scene svolte al Texas Chili Parlor a decretare la svolta: lo stile di Tarantino emerge in tutta lua forza, il film diventa potente ed appassionante, lo spettatore viene tirato dentro lo schermo dai lunghi monologhi di Jungle Julia ed il magnetismo del Tarantino attore e del grandissimo Kurt Russell trasformano l'incipit di Grindhouse - A Prova di Morte in un vero e proprio spettacolo cinematografico.

Perchè è proprio questa la prima parte di Grindhouse - A Prova di Morte: uno spettacolo.
Siamo a bordo di una nuova tarantinata, il personaggio di Stuntman Mike in tutto il suo agghiacciante mistero vive in crescendo, Tarantino ci mette ancora una volta lo zampino, il faccia a faccia tra Mike ed Arlene è bellissimo e lo spettatore non può che augurarsi il meglio.

Da lì in poi il film subisce un'ulteriore svolta topica, la pellicola accelera bruscamente proprio come Stuntman Mike e ciò che ne segue lascia a bocca aperta. Tarantino ha colpito ancora.
Ma ha colpito troppo presto, si rende conto di essere sulla strada del successo ma vira totalmente e paurosamente, perchè Grindhouse - A Prova di Morte DEVE ESSERE lo sfogo della sua smodata passione per il genere B Movie.


La seconda parte del film diventa ben presto un po' insipida, desta indifferenza, Tarantino si pesta i piedi da solo, ritmo e storia cambiano totalmente, si dà libero sfogo al citazionismo più sfrenato, lo spettacolo iniziale si trasforma in una folle corsa grottesca che finisce di sorprendere ben presto, lo spettatore intuisce già come andrà a finire, e non finisce nemmeno nel modo più soprendente.

Grindhouse - A Prova di Morte nella seconda parte diventa tutto un gioco, soltanto un omaggio davvero poco coinvolgente, il tarantiniano abbandona la pellicola e ci lascia con l'amaro in bocca nonostante i divertenti frames finali, ed il forte dubbio che Tarantino abbia volutamente tramutato in un divertissement un progetto che aveva le carte giuste per essere molto di più, forse ce lo fa ammirare anche per questo, come a dirci: "Stavolta ho scherzato, la prossima volta farò sul serio perchè sono Quentin Tarantino".

Esaltare Grindhouse - A Prova di Morte significherebbe sminuirne l'intera filmografia di assoluto spessore, Grindhouse - A Prova di Morte va a classificarsi quinto ed ultimo nella produzione attuale di Tarantino, artista dal talento inalterato, e forse è giusto così.

VOTO: 7-

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7 Commenti:

Angelo ha detto...

Io però mi chiedo come si possa dare un giudizio esatto di un film che in origine era stato concepito in modo totalmente diverso...

non so se lo vedrò in italiano, di sicuro lo vedrò in lingua originale come lo hanno potuto vedere in usa, anche perchè mi hanno detto che i finti trailer sono spettacolari!

Anonimo ha detto...

Bah, gli avrei dato anche meno, una mezza delusione in una filmografia spettacolare come quella di Tarantino! Concordo sull'inizio, ma poi è tutto visto e rivisto e senza originalità.

Anonimo ha detto...

concordo cn quello che ha detto il primo anonimo...per me si è rivelata una vera delusione...non era proprio quello che ci aspettavamo...e non parlo solo a nome mio...

kronosork ha detto...

FANTASTICO!

Tarantino ha colpito di nuovo

peccato che l'hanno diviso da planet terror ed eliminato i fake trailers.
Hanno voluto prendere spunto dai b movie creando un atmosfera grindhouse nei cinema dei 2007 .... tarantino ci è riuscito in pieno.

Anonimo ha detto...

questo film non potrà mai collocarsi al livello di pulp fiction, tuttavia il genio tarantiniano è esuberante e sfocia di nuovo in questa ammagliante pellicola. Quentin fa il suo film ne ha pieno diritto e se nel finale il ritmo cade un pò è anche vero che spuntano battute al bacio ed esilaranti situazioni. Sei tutti noi tarantino

Anonimo ha detto...

questo film non potrà mai collocarsi al livello di pulp fiction, tuttavia il genio tarantiniano è esuberante e sfocia di nuovo in questa ammagliante pellicola. Quentin fa il suo film ne ha pieno diritto e se nel finale il ritmo cade un pò è anche vero che spuntano battute al bacio ed esilaranti situazioni. Sei tutti noi tarantino

Anonimo ha detto...

A me è piaciuto questo nuovo film di Tarantino! Non credo sia importante e ancor meno valido criticarlo sulla base di un concepimento in origine molto diverso (un double-feature GRINDHOUSE con l'accoppiamento col film di Rodriguez Planet Terror, più alcuni finti trailers): dopotutto, Mulholland Drive di David Lynch è un capolavoro che nasce in origine da un pilota per una nuova serie tv...
I dialoghi sono forti, non tanto per un contenuto coinvolgente, quanto per un continuo gioco linguistico. Per favore, non parlate di "svolta romantica" del personaggio di Sydney Poitier! Si tratta solo di una falsa pista che ci lancia Tarantino, giocando sullo stereotipo, e citando al volo Blow Out di Brian De Palma (uno dei suoi film preferiti in assoluto), tramite l'uso di un tema della sua colonna sonora.
Voglio insistere sull'idea del gioco. Intendo dire qui che ciò che a Tarantino piace (e, credo, a buona parte del suo pubblico) è il gioco con le forme: narrative, estetiche, ecc. Come ha scritto qualcuno qui, è si "tutto visto e rivisto", ma non si tratta di mancanza di ispirazione, bensi di un intento programmatico, che già era all'opera in film come Pulp Fiction e Kill Bill, i suoi due maggiori successi, e che in occasione di quest'ultima pellicola è stato palesato più volte, quasi a invogliare tutti i suoi detrattori a sparargli a zero una volta per tutte, giacché "tutto visto e rivisto" e "non ha inventato niente" sono sempre state le due critiche più comuni che gli vengono rivolte. C'è poi chi è più furbo e loda il "panache" e i dialoghi "cool" per meglio denunciare il presunto vuoto contenutistico di una filmografia che si limiterebbe ad accumulare "scene da antologia", come se uno potesse effettivamente DECIDERE di scriverle, tipo: "Cosa scrivo qui? Una divertente scena di dialogo? No: qui scriverò una SCENA DA ANTOLOGIA!"..!!! Qui bisognerebbe entrare nel merito di forma e contenuto ma altri meglio di quanto potrei mai fare hanno già scritto esaurientemente di questa contrapposizione. Mi limito a dire che nel caso di Tarantino, forse in modo ancor più eclatante che in altri grandi registi, è la forma che fa tutto o quasi tutto l'interesse del film. In altre parole, il punto non è COSA ci racconta il film di Tarantino, ma piuttosto COME ce lo racconta.
Da qui passo all'altro punto che mi preme sviluppare o perlomeno segnalare. L'autore della recensione ci dice che a metà durata, il film cambia totalmente e cade penosamente, e che Tarantino a quel punto si pesta i piedi da solo. Permettetemi di dissentire. Innanzittutto il "citazionismo sfrenato" già c'era sin dall'inizio del film: dai cartelli precedenti i titoli di testa ai vari poster che vediamo a casa di Jungle Julia e nei due bar dove lei e le sue amiche si recano, fino a riferimenti verbali a serie tv e uso di colonne sonore di film anni 70, e senza parlare dei personaggi e della trama. Al di là di questo aspetto, vorrei solo accennare due spunti per una riflessione e una rivalutazione della seconda parte. Per prima cosa, mi sembra valido e interessante notare come la secondà metà del film funzioni in modo speculare alla prima e che non si tratta semplicemente di altre avventure di Stuntman Mike: le protagoniste sono di nuovo un gruppo di ragazze; nel primo percorso in auto, parlano dei loro rapporti con i ragazzi nel periodo preliminare; sono perlopiù delle tipe toste, che non si lasciano fare, hanno sempre in mano le redini delle situazioni con i ragazzi e non esitano a farlo sentire e capire (a parole e fatti nel caso del primo gruppo, a pugni nel caso del secondo); mentre il primo gruppo vive la sua drammatica vicenda perlopiù di notte, il secondo è decisamente solare, scherzoso e diurno. Per seconda cosa, vorrei semplicemente invitarvi a ripensare e magari a rivedere la sequenza del ristorante dove Zoe e le sue amiche si recano e durante la quale decidono di andare a trovare il venditore di una macchina dello stesso modello usato in Punto Zero, un cult per le due ragazze stunt. L'intera scena si svolge tutta in un lungo pianosequenza molto sobrio, ma decisamente virtuosistico, dove mentre il dialogo ininterrotto delle ragazze assorbe quasi tutta la nostra attenzione e con un'incredibile fluidità ci fa conoscere meglio i personaggi e le loro motivazioni per le successive sequenze (e qui appare una pistola che preannuncia la reazione e la combattività delle ragazze nella fase finale del film, e riappare nello sfondo un discreto Stuntman Mike seduto al banco che lancia una furtiva occhiata alle sue nuove prede), la cinepresa intanto effettua un eccezionale carrello a 360 gradi che rimane sempre incollato ai personaggi e subordinato ai dialoghi, evitando accuratamente di attrarre l'attenzione sul proprio "tour de force" in modo da trattenere l'interesse dello spettatore DENTRO il gruppo e le sue dinamiche interne. Sfido chiunque a non riconoscere in questo pezzo di cinema la prova innegabile della forza della regia di Tarantino ANCHE in questa seconda parte.
Vorrei infine rispondere all'autore della recensione sulla parte nella quale egli conclude pensando che Tarantino ci abbia in qualche modo detto con questo film: "Stavolta ho scherzato, la prossima volta farò sul serio perchè sono Quentin Tarantino". E questa risposta, caro eMMe, te la do con le parole, questa volta vere, di Quentin Tarantino stesso: "Sentite, non so fare niente con la mano sinistra. Non intraprendo mai nulla con la voglia che sia accettabile o simpatico, voglio che sia il meglio possibile. A prova di morte non è un progetto per passare il tempo. Ho dato tutto, ho lavorato come un matto con la troupe per farne un grande film che entri nella storia. Non ha niente a che vedere con una cosetta sistemata velocemente con il mio migliore amico tra due progetti più seri. Ho persino il sentimento di aver effettuato una svolta, con questo film. Non so quale, ma so che è una svolta. Il che vuol dire che con A prova di morte ho seminato delle cose che cresceranno nel futuro".