giovedì, febbraio 8

Mag ­Un Writer Film di Stefano Fanzutti girato in digitale Hermes Video

Oggi si riparte con una nuova Categoria, le "Segnalazioni".
E voi direte... le solite cose pallose o la solita richiesta di collaborazione agli utenti? Assolutamente no.

Su Cinemovie.INFO dal 2001 ad oggi non abbiamo purtroppo ancora risposto a centinaia di email, semplicemente perchè il giorno non dura 48 ore e non si vive di Aria e PC. Anche se, pur a distanza di mesi, rispondiamo a tutti, e chi ci contatta lo sa bene, siamo sempre in linea diretta con voi!

Allora adesso, sfruttando tutte le potenzialità note ma soprattutto quelle ignote del NanoPublishing su CinemaNotizie, parliamo di VOI!

Solite cose pallose? Preferite vips nudi e notizie trash? Sorry, abbiamo una linea decisamente diversa.

Oggi parliamo di Stefano Fanzutti di Hermes Video, regista alle prese col suo primo lungometraggio lowbudget girato interamente in digitale dal titolo: Mag ­- Un Writer.

Mag ­- Un Writer, Film di Stefano Fanzutti

I writers compiono segni su qualsiasi superficie “pubblica” preferendo quelle visibili ma non accessibili. I loro contesti sono la grande città, giungla di segni, e i “sensi unici” imposti da interpretazioni superficiali ma molto diffuse, schiacciasassi del pensiero e della comunicazione.
La tensione a vivere di Mag, un ragazzo di 15 anni come altri, si esprime attraverso la ricerca di un suo alfabeto a partire da una sua particolarissima “grammatica del vedere”. Il contrastato rapporto col padre Gherardo è filtrato da uno sguardo che nasconde, nei meccanismi della percezione visiva, problemi (forse anche fisiologici) che sfociano in alterazioni della memoria e in una speciale creatività.
Un’energia vitale molto forte è presente nel gruppo dei writers e tensioni creative così violente possono originare questioni di vita o di morte.
“(…) arte fatta in segreto per la gente (…) per mostrare quanto buone potrebbero essere le cose.” Non è un messaggio di buonismo, ma di disperazione mista ad un’eccitazione che fa emergere il lampo della meta.
Seon, un adulto che però fa parte del gruppo, essendo il “veterano” dei writers, un uomo che è anche sempre tenuto d’occhio dalla polizia per attività illecite legate soprattutto allo spaccio di droga, diventa punto di origine di un “concorso”: in cosa consiste questo concorso, consiste nel dipingere un treno nei meandri più difficili della metropolitana. E’ un concorso perché l’idea nasce proprio da un’altra idea lanciata per bocca di Darklady, la donna di Seon, da un media televisivo. Il concorso prevede che tutti abbiano dei codici e che venga raggiunto il luogo e fatto il “lavoro” in un certo tempo. Vincerà quel gruppo che affronterà la sfida e saprà dare i risultati migliori, ci saranno anche dei writers “arbitri” che verificheranno i risultati.
Mag raccoglie questa sfida a tal punto e inaspettatamente, anche all’insaputa dei suoi compagni Gi e Hor, e sfida ancora di più Seon, il suo maestro che non vuole che il più piccolo partecipi all’azione e che comunque sia un gruppo e non un singolo a farla. Sembrerebbe che questi ragazzi reinventino i loro confini in continuazione marchiandosi e rigiocando i loro marchi, attraverso segni e suoni, globali nel loro risuonare con quelli dei ragazzi di altre città, anche lontanissime.
L’ispettore Draghi, della polizia investigativa, riuscirà a smascherare Seon ma non riuscirà a fermare un congegno ad orologeria già innescato e a fermare Mag, il figlio di un suo collega poliziotto, nel compiere da solo questa sfida estrema. Mag ci andrà da solo in metropolitana, ma inseguito durante una fuga metterà i piedi nella linea di alta tensione che passa sui binari e gli sarà fatale. Mag lancia così il suo urlo, uno “schianto” nel silenzio mentre viene spappolato dalla corrente elettrica giù nella pancia della metropolitana, inseguito dai controllori che lo hanno avvistato con le telecamere.
Gherardo, padre e poliziotto, dopo questa tragedia personale, paradossalmente entra in sé mettendosi letteralmente nei panni del figlio fino a sostituirsi a lui, ma solo dopo la tragedia. Il suo viaggio interiore è fatto di dolori profondissimi perché inascoltati fino ad allora. Dolore per i colori mal percepiti dal figlio, per le sue allucinazioni, per ogni passo indietro nella memoria sbriciolata di se stesso. Solo così Mag potrà essere accolto, compreso proprio nel suo gesto più forte e di difficile convivenza, quello con cui imbrattava i muri, colorandoli.
Un poliziotto, uomo sempre a contatto con una realtà difficile che fatica a capire nel quotidiano sforzo di essere uomo di legge e ligio ai suoi precetti, entra a comprendere nel profondo la realtà di questi ragazzi come suo figlio che prima gli passava accanto come una delle tante realtà difficili del presente...

Beh, a chi non è venuta voglia di guardare il film?


Il nostro regista ha bisogno di visibilità, anche perchè il suo progetto non ha usufruito di alcun incentivo pubblico: vi invitiamo nuovamente a leggere l'articolo I SOLDI PUBBLICI AL CINEMA ITALIANO.

Per ulteriori informazioni visitate il sito Hermes Video.

6 commenti:

  1. forse a PORDENONE AL CINEMA 0 E A UDINE
    quest'autunno

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  2. per chi volesse vederlo scriva a:
    info@hermescinema.com

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  3. mamma mia, mi spiace, ma lascia perdere va .... che è meglio

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  4. un film sperimentale, inconsueto, non lascia indifferenti..

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