martedì, novembre 20

Cinema Digitale Caratteristiche Proiezione Digitale 2K Cinema Massimo


E' stato presentato al Cinema Massimo – la multisala del Museo Nazionale del Cinema di Torino – il nuovo sistema integrato di proiezione digitale in 2K con una risoluzione di 2048 x 1080 pixel.
Il sistema consiste di tre proiettori Barco DP 2000 di ultima generazione, attrezzati con server Do-re-mi e sistema integrato di gestione dei contenuti digitali, in grado di servire contemporaneamente le tre sale di proiezione, in conformità agli standard stabiliti per il cinema digitale dalla SMPTE.
Grazie a queste apparecchiature, il Cinema Massimo diventa perfettamente attrezzata per affrontare le nuove sfide spettacolari rese possibili dalla tecnologia digitale, in grado di gestire e proiettare in condizioni ideali tutti i possibili contenuti digitali presenti sul mercato, da qualunque piattaforma o fonte provengano, compresi i film in 3D stereoscopici.

APPUNTI SUL CINEMA DIGITALE

Il termine “Cinema digitale” beneficia di un privilegio unico: indica nello stesso tempo un modo di produzione, di scrittura e di diffusione.

Si tratta di una sorta di rivoluzione di proporzioni gigantesche, perché la tecnica, l’economia e l’estetica vi appaiono più strettamente legate che in qualunque altro momento della storia del cinema. Si potrebbe paragonare l’epoca attuale con il passaggio dal muto al sonoro, o con la comparsa del CinemaScope a metà degli anni ’50. C’è tuttavia una differenza: l’avvento del digitale non si produce con la franchezza di un gesto di rottura. La sua presenza e i suoi effetti appaiono più diffusi, meno facilmente identificabili. In altre parole, non si tratta di un processo unico e lineare, ma di un fenomeno che intreccia diversi sviluppi successivi e paralleli.

Innanzitutto, occorre distinguere fra i tre livelli della catena di produzione cinematografica toccate dalla rivoluzione digitale:
le riprese: evoluzione delle macchine da presa digitali e stoccaggio dei dati;
la post-produzione: sviluppo dei sistemi di montaggio e di produzione di effetti digitali computerizzati;
la diffusione: sviluppo dei sistemi di proiezione digitale.

In secondo luogo, bisogna distinguere una duplice evoluzione tra due formati che solo in apparenza sono simili: il DV (Digital Video) e il DC (Digital Cinema). I due formati non si distinguono solo per la qualità dell’immagine, ma per la loro diversa appartenenza alla storia dello sviluppo tecnologico del cinema.


Lo sviluppo del DV è un prodotto dell’evoluzione del video come mezzo specifico e come pratica artistica, che si incrocia con la storia del cinema e della sua trasformazione in virtù del fatto che alcuni cineasti indipendenti europei e americani se ne appropriano per ragioni economiche prima ancora che estetiche. Il riferimento storico è al movimento del “Dogma” di Lars Von Trier e al film The Blair Witch Project, ma ci sono cineasti contemporanei che continuano ad usare in DV come scelta estetica: David Lynch (Inland Empire), per esempio, il portoghese Pedro Costa o Jean-Luc Godard.

La sviluppo del DC, invece, non è stato concepito da Hollywood come un’evoluzione in continuità del DV, come un miglioramento dell’immagine digitale “in bassa definizione”, ma come un’evoluzione del 35mm, come la creazione di uno standard alternativo di produzione allo standard analogico. Tra i primi ad usare l’ HD, Alexandre Sokurov (L’arca russa), Michael Mann (Collateral, Miami Vice), George Lucas (Star Wars), Brian De Palma (Redacted).

Negli anni a venire, DV e DC continueranno a guadagnare terreno rispetto al cinema su pellicola, sia sul terreno artistico sia su quello industriale, in un sistema di coesistenza destinato a durare per un periodo limitato di tempo.

Bisogna inoltre tener conto del fatto che solo il DC può consentire il passaggio al 3D Steroscopico che molti produttori e cineasti indicano già come il nuovo standard del cinema del futuro: si vedano le dichiarazioni del presidente della Walt Disney, Jeffrey Katzenberg, nonché di autori come Robert Zemeckis e James Cameron, intenzionati a realizzare i propri film solo in formato 3D.

Ma il territorio più delicato sembra essere quello della diffusione. Il passaggio dall’analogico al digitale (cioè dalla pellicola 35mm al nuovo supporto numerico) è ancora lento ma ineluttabile. Le cassette digitali e gli hard disks sostituiranno a poco a poco le copie analogiche, in attesa della dematerializzazione dei film attraverso la trasmissione via satellite o banda larga.

La diffusione digitale ha il doppio vantaggio di abbassare i costi di produzione e di distribuzione, eliminando il trasferimento su pellicola di film girati in DV o DC, e di duplicazione delle copie (si calcola che il risparmio possa essere nell’ordine del 90% dei costi attuali).

Un altro vantaggio consiste nella possibilità di ridurre il fenomeno della pirateria, tramite l’utilizzo di opportuni sistemi di criptaggio (gli stessi usati per applicazioni militari di alta segretezza).

Terzo e ultimo vantaggio, la garanzia della qualità fruita dallo spettatore, perché il DC consente la riproduzione del film in condizioni assolutamente identiche a quelle previste dal suo autore in fase di realizzazione. Ciò grazie alla codificazione della specifiche tecnico-operative (fissate nel luglio 2005 da DCI, Digital Cinema Iniziative, organizzazione degli studios hollywoodiani in collaborazione con altre organizzazioni internazionali) e degli standard tecnici stabiliti dalla SMPTE, che sono vincolanti per le ditte costruttrici e fornitrici di appalti e servizi per il cinema digitale.

In sintesi, dal punto di vista tecnico, il termine Cinema digitale si riferisce a un sistema di apparati e processi per la distribuzione e proiezione di copie digitali di film, rispondenti a standards internazionali. Il cinema digitale così concepito garantisce una qualità sullo schermo uguale o superiore a quella che si avrebbe proiettando la prima copia positiva in 35mm dello stesso film.

Perché il Museo del Cinema ha deciso di dotarsi di un sistema di proiezione DC:

• Perché ritardare il processo di adeguamento tecnologico significa impedirsi di mostrare una parte della produzione attuale più interessante, soprattutto nell’ambito del cinema d’autore (già oggi, alcuni produttori non giudicano più necessario assumersi i costi di trasferimento su supporto analogico);
• Perché molti dei film presentati ai festival giungono direttamente su supporto digitale;
• Per assicurare una qualità di proiezione adeguata alle intenzione degli autori, che solo il digitale può garantire (il trasferimento su pellicola comporta sempre un margine di approssimazione ineliminabile);
• Per fare da traino in un settore, quello dell’esercizio, ancora restio alla conversione, per ragioni essenzialmente economiche;
• Per sperimentare nuove possibilità di utilizzo delle sale cinematografiche che solo le nuove tecnologie digitali rendono possibili;
• Per creare sin da subito uno spazio destinato alla formazione professionale, indispensabile per sviluppare le nuove metodologie educative e formative atte a favorire e assecondare l’evoluzione verso il Cinema digitale.

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