domenica, luglio 1

Frammenti Quotidiani Arte dei balcani al Festival Mediterranea I mille volti della PACE

Mediterranea - Festival Intercontinentale della Letteratura e delle Arti presenta, il 2 3 4 luglio 2007 presso l’Aula Magna dell’Università “La Sapienza” di Roma, la rassegna di cortometraggi serbi intitolata Frammenti Quotidiani curata da Susanna Horvatovicova.

Le tre serate cinematografiche saranno accompagnate e integrate dalla mostra fotografica “Maschere di guerra Volti di pace” dell’autore albanese NUSRET PLLANA, dedicata alla guerra del Kossovo del 1999 e curata da Blerina Suta.
Mercoledì 4 luglio la rassegna si concluderà con una serata dedicata all’incontro con i maggiori scrittori e poeti dei Balcani.
La rassegna cinematografica comprende una serie di cortometraggi e di brevi film indipendenti, inediti, realizzati dalla Kikinda Low Budget Production nella città di Kikinda in Serbia e da giovani registi amatoriali serbi che compaiono per la prima volta a Roma.

Frammenti Quotidiani fa parte di un’iniziativa poetica e artistica dedicata ai paesi dell’Est Europa all’interno della IV edizione del Festival Mediterranea, dedicato quest’anno al tema “I Mille volti della pace” ed illustra un panorama complesso e delicato che investe il territorio serbo ed i paesi confinanti.
I cortometraggi presentati sono stati finanziati e prodotti dall’organizzazione non governativa Distrikt 0230 di Kikinda che ogni anno nella notte di Capodanno presenta brevi cortometraggi e film indipendenti all’interno del Low Budget Kikinda Festival (2001-2006).

La rassegna Frammenti quotidiani può esser letta come la spia di un cambiamento radicale che sta avvenendo nelle nuove generazioni serbe, e in generale balcaniche, in seguito alle sanguinose guerre che hanno investito le regione nell’ultimo decennio.
I cortometraggi e film indipendenti trattano temi di attualità, problematiche giovanili legate alla lenta ricostruzione della Serbia dopo la divisione del territorio dell’ex Jugoslavia.

La difficile convivenza etnica e religiosa che coinvolge serbi e bosniaci ortodossi, cattolici e musulmani e le minoranze croate, ungheresi, rumene, slovene, albanesi, sono rese con brevi spaccati di vita quotidiana. La varietà dei temi affrontati è resa con spirito di autocritica e autoironia che riflette gli umori e risponde alle esigenze di una generazione che tenta di reagire ad una situazione politica e culturale estremamente complessa e diversificata. Le colte citazioni dei cortometraggi tratte dalla cinematografia e dalla cultura europea arricchiscono la messa in scena di esperienze di vita quotidiana e domestica trasformate con humour in scene surreali e paradossali. La rassegna coinvolge soprattutto le generazioni serbe più giovani, gli artisti ed i registi che hanno vissuto il conflitto degli anni Novanta. In particolare, la produzione dei corti della Low Budget Kikinda, realizzata con modesti mezzi tecnici, dà voce ai registi serbi che esprimono il proprio punto di vista sulla realtà culturale e sociale della Serbia e, in generale, dei Paesi dei Balcani.

Questa rassegna valorizza non solo una organizzazione e una produzione cinematografica ancora poco conosciuta in Italia, ma anche la posizione e la prospettiva di quegli artisti che esprimono con i loro lavori un forte messaggio di pace e di tolleranza dopo esserne stati a lungo privati.
L’esposizione fotografica dell’artista albanese, che rimarrà aperta fino al 4 luglio, comprende più di 100 fotografie a colori che testimoniano gli orrori della guerra del Kossovo nel 1999, mostrando le conseguenze del conflitto sulla popolazione civile kossovara di origine albanese.

Il critico kossovaro Emin Kabashi commenta il reportage fotografico di Pllana, sottolineando il valore di testimonianza dell’autore: “Gli orrori provocati dalla guerra sono noti a tutto il mondo. Si conoscono anche le conseguenze. Non c’è popolo che abbia lottato per la libertà che non faccia oggetto del suo interesse anche gli orrori degli scontri bellici. La fotografia è uno dei mezzi espressivi artistici necessari per sconfiggere la dimenticanza di quanto è accaduto.
Le immagini di questa mostra appartengono ad “un’arte” particolare, proprio perché la realtà che vi è contenuta è molto realistica e molto crudele.
Il linguaggio fotografico immortala momenti che compongono l’essenza degli orrori della guerra, ma porta con sé anche il grande ammonimento che ciò che è accaduto di terribile nel passato non si ripeta mai più. È fatto noto pubblicamente che gli albanesi, alla fine del secolo scorso, dopo avere provato a evitare in tutti i modi lo scontro armato, sono stati obbligati ad affrontare ancora una volta gli orrori e le conseguenze del conflitto..
Una parte di questa tragedia è rappresentata dalle fotografie che figurano in questa mostra. Speriamo che questa sia l’ultima guerra del nostro periodo storico e anche l’ultima di quelle pensabili nell’immaginazione dei visitatori che la guardano.”

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1 Commenti:

Anonimo ha detto...

Stiamo organizzando una post manifestazione, vi aspettiamo numerosi alla Sapienza domani!